UN VIAGGIO NEL BOSCO. Storia di un’incredibile esperienza sensoriale.
(di Anna Bocchietti)
Se tornassi adolescente anche a me piacerebbe passare qualche giornata nel bosco.
Non solo perché i miei studi mi hanno avvicinata alle scienze naturali, è facile pensare alla “deformazione professionale”, ma anche perché oggi ho la consapevolezza e la conferma che fare un’esperienza nella natura, anche in età dove si ha ben altro per la testa, può lasciare un piccolo segno. L’importante è avere la fortuna di trovare una persona che possa trasmettere passione, entusiasmo, dedizione e cura per l’ambiente, oltre che curiosità.
Poco tempo fa mi è capitato di accompagnare un gruppo di adolescenti in un’escursione nel Parco Regionale della Spina Verde di Como. Un’area boscata di 1200 ha che si presenta agli occhi come un piccolo scrigno ricco di natura, di cultura e di un mix di incredibili paesaggi. Un palcoscenico magico all’interno del quale le piante sono le assolute protagoniste.
Appena arrivati sul luogo di partenza della nostra gita, i commenti iniziali dei ragazzi, spesso per età un po’ irriverenti, non sono certo stati molto incoraggianti: “Uffa, che noia!”, “Quanto è lungo il percorso?”, “Quanto dobbiamo camminare?”, “E la merenda?”, “E il pranzo?”. Tra me e me ho pensato: “Perfetto Anna, cominciamo bene”.
Quindi mi armo di pazienza, sfodero il mio sorriso migliore e incoraggio la mia giovane truppa: “Forza ragazzi, zaino in spalla, si parte per il nostro breve viaggio”.
Dopo un lento trascinarsi lungo il percorso, abbiamo raggiunto un punto pianeggiante immerso nel bosco. Qui propongo a tutti di fermarsi e di scegliere accuratamente un albero. Dopo qualche minuto il mio suggerimento, che suonava più come un ordine perentorio, è stato: “Bene, se avete trovato il vostro albero, ora abbracciatelo forte, ma forte forte”.
Abbracciare un albero? Dopo l’iniziale perplessità, unita a stupore e meraviglia, piano piano si fa largo un pizzico di curiosità. Uno ad uno, con tanta indecisione, tutti i ragazzi scelgono e si avvicinano alla propria pianta. Ognuno, dopo un’accurata supervisione, quasi fosse una vera ispezione, si accosta con cautela e si appiccica al tronco dell’albero selezionato.
Cala un improvviso silenzio.
L’avete mai provato? Si è invasi da un senso di grande rilassatezza dove si sente il proprio cuore rimbombare, quasi battesse all’unisono con quello della pianta che a sua volta pulsa nella sua linfa vitale. Nel silenzio che ci circonda solo le fronde che si muovono col vento, la capinera che gorgheggia con un tono più alto del miglior soprano e noi tutti con gli occhi chiusi.
E’ una sensazione di pace e di benessere, un catapultarsi fuori dalla corporeità con la netta percezione che si sia creata una fitta rete di relazioni invisibili che legano l’essere umano all’essere vegetale che, per suo conto ed essenza, infonde sicurezza e protezione. Un momento magico che funziona secondo altre logiche, percepito anche da chi dice di essere una persona pressoché razionale.
La natura sa essere sorprendente e soprattutto il suo influsso è del tutto inaspettato. Aprire gli occhi dopo aver abbracciato un albero è spiazzante: ci si guarda intorno con un senso di intontimento, facendo fatica a tornare alla realtà. E’ un’immersione completa, totalizzante.
Manca però ancora un piccolo ingrediente: un pizzico di magia che aiuta a completare un momento del tutto inaspettato che straordinariamente accomuna e unisce tutti.
Con calma quindi arriva il secondo suggerimento: “Ora esprimete un desiderio”. Non c’è più reticenza e insieme, quasi fossimo un unico corpo con un’unica mente, esprimiamo il nostro più sentito desiderio, il desiderio che è nel cuore e in cui si crede fermamente. Il desiderio che diventa obiettivo nel momento in cui lo si brama.
E’ in questo istante che si radica la convinzione che nulla possa ostacolare la realizzazione di ciò che viene desiderato tramite la natura, tramite quella pianta scelta da ognuno di noi con un preciso criterio che segue regole soggettive ed emozionali uniche. Si sente forte quella sottile rete che accomuna in un solo nucleo tutti gli esseri, sia animali che vegetali, quel connubio imprescindibile che conferma l’uomo come parte intrinseca della natura.
A conferma di ciò, dopo una settimana, incontrando nuovamente lo stesso gruppo di giovani, una ragazza mi confida che il desiderio da lei tanto agognato, si sarebbe realizzato subito dopo aver abbracciato l’albero. Scopro che la sua grande speranza era forse quella più importante e ancestrale: essere corrisposta in amore.
Ho trovato la sue parole e il suo atteggiamento talmente innocenti e romantiche che in quel momento non ho saputo esprimere tutto il mio entusiasmo e la mia felicità.
Non solo mi auguro che quell’esperimento abbia assunto un significato per tutti, ma sono anche certa che per quella giovane ragazza la realizzazione del desiderio abbia trasformato la sua esperienza sensoriale in una forte emozione sentimentale.
Inoltre la pianta scelta dalla mia protagonista era un Frassino che nella mitologia simboleggia la fecondità! Chissà… Et posteris judicas.